About The Zombie Bride

La mia foto
Una non morta appassionata di orrore.

sabato 24 maggio 2014

Il Video

Maggio 2014

Alice Era una bella donna con i capelli rossi e gli occhi verdi.

Era sempre stata la più scettica tra i suoi amici.
Era quella che riusciva a sfatare ogni mito o leggenda che le capitasse sotto mano. 
Non c'era racconto o video che non avesse letto o guardato senza aver poi tratto le sue logiche conclusioni.
Insomma, una donna con i piedi ben saldi per terra.

In un pomeriggio di afa e di noia, Alice si ritrovò a leggere di una leggenda relativa ad uno strano video che circolava per il web.

Forse la noia o forse la voglia di imporre la sua logica su quest'ennesimo mito, l'avevano spinta a cercarlo in rete.
Non era stata un'impresa facile e questo la divertiva perché tra sé e sé pensava "Ma guarda un po' cosa non hanno creato per dare veridicità alla leggenda".
Finalmente incappò in un forum dove un anonimo forniva l'indirizzo del famoso video.

Alice pensò "Toh! Guarda! Un utente anonimo...dio mio, quanti cliché" 


Finalmente con il video sottomano, Alice si abbandonò alla visione.

Sullo schermo apparve un uomo dall'aspetto un po' datato. Lo sfondo era rosso con tratti neri. L'uomo era lì immobile, un po' sfocato e la fissava. Di sottofondo suoni fastidiosi e penetranti.
Gli occhi iniziarono a bruciarle, ma continuò la visione.
L'uomo continuava a fissarla, poi d'un tratto la sua fisionomia cambiò, gli occhi divennero rossi e iniziarono a muoversi in modo strano.
Un brivido attraversò Alice.
Il video terminò e così i suoni.
La donna rimase seduta al computer in silenzio, con gli occhi che bruciavano ed un inspiegabile mal di testa.
Un senso di inquietudine l'aveva raggiunta e così anche la tristezza.

- Stupida Alice! Ti sei lasciata condizionare eh?


Sorrise, spense il computer ed andò in cucina per prendere un antidolorifico.

Cenò, da sola e si mise a letto. Era stanca.
Il sonno la raggiunse in un battito di ciglia.
Alice dormiva e forse sognava..poi un rumore. Sordo e pesante.
La donna aprì gli occhi a fatica, le bruciavano più di prima. Cercò di accendere la luce, ma qualcosa, o meglio, qualcuno le afferrò il polso.
Alice si voltò e lo vide. Era lì che la fissava tenendola per il braccio. Inespressivo...come nel video!
La ragazza tentò di urlare, ma dalla sua bocca non uscì un fiato.
In breve l'uomo fu su di lei. Si fissarono intensamente ed in un boato raggelante i due sparirono, per sempre.




Maggio 2015



Jennifer tornò a casa da scuola e corse al computer. le avevano parlato di un video che doveva assolutamente vedere. Un video molto strano, difficile da trovare in rete.

Dopo diverse ricerche riuscì a trovare il link che l'avrebbe portata al video.
Lasciò partire la pellicola.
Una stanza da letto molto buia ed una donna apparvero sullo schermo. La donna dai capelli rossi piangeva e piangeva seduta sul suo letto. Alzò la testa e piangeva sangue perché non aveva più gli occhi.
Jennifer storse il naso e mise il video in standby. Squillò il telefono 

- Ciao Tiffany! Si, certo! Arrivo!


Si infilò il cappotto e sene andò, dimenticandosi del video e di quanto visto.

Sullo schermo immobile, la donna prese a muoversi e una volta raggiunto l'obiettivo fu trascinata via dall'uomo senza espressione.


mercoledì 9 gennaio 2013

Perversione

Due amanti sono su un letto candido e stanno facendo l'amore.
Sembrano tanto innamorati.
Lei è sopra di lui. Lui la tiene per i fianchi.
L'uomo socchiude gli occhi nel momento di massimo godimento e la donna, sempre continuando a muoversi, ne approfitta per allungare una mano sotto il cuscino.
Lui sta avendo un orgasmo e lei, in quel preciso istante, lo pugnala al cuore.
L'uomo si accorge a malapena del colpo che arriva. Muore immediatamente.
La donna si distende al suo fianco, lo guarda per un po' e si addormenta.
Non si è mai liberata del corpo. Mai.
Continua a tenerlo sul suo letto non più candido e si addormenta ogni notte sulla sua spalla in decomposizione, dopo averci fatto "l'amore".

lunedì 7 gennaio 2013

E se ne andò

Il vuoto.
Non c'era fine al suo dolore né alcun sollievo.
I giorni scorrevano lenti e lei se ne stava tra le coperte a chiedersi "perché?", a piangere, ad urlare.
Il mondo intorno ormai non esisteva più. I ricordi sbiadivano.
Un giorno il dolore fu così forte che lei decise di fare qualcosa per sé.
Camminò lentamente verso la cucina. Una volta lì prese un coltello affilato e si tagliò i polsi.
Sangue e lacrime si mischiarono e lei da quel momento in poi non ci fu più.
Trovarono il suo corpo pochi giorni dopo e sua madre racconta ancora oggi di aver distintamente sentito piangere sommessamente qualcuno in quella casa.

venerdì 4 gennaio 2013

Durante la notte

Una nuova casa. Un nuovo inizio. Una nuova vita.
Pacchi e scatoloni ovunque.
Lei si inginocchia per aprire una scatola e in quel momento avverte qualcosa alle sue spalle.
Si volta. Nulla.
Stanchezza. Si sa che i traslochi sono spossanti.
Sale le scale, si butta sul letto e si addormenta.
La notte arriva in un soffio e il vento spalanca la finestra. La luna illumina la stanza creando fantastici giochi di ombre. Però ce n'è una in particolare che sembra muoversi. E infatti si muove. Qualcuno si muove sull'uscio.
Lei dorme, forse sogna. L'ombra striscia sul pavimento intorno al letto.
La donna apre gli occhi avvertendo ancora qualcosa, ma nulla anche questa volta.
Si alza e, sebbene sia notte, riprende a disfare i pacchi.
Si trova in salone quando avverte distintamente i passi di qualcuno per le scale.
Corre in cucina, prende un coltello e si ferma un attimo ad ascoltare.
Una porta cigola. Si affaccia nel corridoio e vede la porta della cantina non più chiusa, ma accostata.
Pensa che forse..forse dovrebbe aprire la porta di casa e fuggire, ma no. Cammina verso la cantina con il coltello stretto in una mano.
La apre. Il silenzio.
Scende le scale col cuore in gola. In fondo alla stanza, l'ombra. Piccola, in un angolo.
Si avvicina. Ma è una bambina!
Cosa ci fa una bambina in casa sua ed in piena notte?
Si avvicina alla piccola, si guardano.
La bambina le sfila il coltello e la prende per mano. La conduce all'interruttore e..
-Shhht...- spegne la luce.
Nel buio solo le urla della donna che viene lentamente smembrata per mano della bimba.

La bimba riaccende la luce. Un lago di sangue attorno a lei. Pezzi della donna ovunque.
Sale le scale, va in bagno. Si lava le mani ed il viso.
Esce, attraversa la strada e si infila nella cantina di un'altra famiglia passando per una piccola finestrella.
La notte è ancora lunga..

lunedì 17 dicembre 2012

Sacrifice

-Corri. Corri per la tua vita- pensava Demi mentre correva a più non posso tra scale e stradine scoscese.
Non si era più voltata indietro. Non sapeva se l'orrore la stesse inseguendo o meno, ma lei voleva solo fuggire e raggiungere un luogo sicuro.

Si era svegliata la notte prima incatenata ad un letto in una stanza che non riconosceva. Non ricordava come ci fosse arrivata. Si era addormentata a casa sua, con il suo gatto sulle gambe e si era risvegliata in quella fredda stanza.
Tutto intorno solo il silenzio.
Aveva cercato di alzarsi in piedi, ma la catena legata alla caviglia glielo aveva impedito.
-Ma dove diavolo sono..?- Si era domandata con le lacrime agli occhi.
All'improvviso la porta della stanza si era spalancata e una donna alta e piazzata aveva fatto il suo ingresso. Si era avvicinata al letto senza dire una parola e aveva sciolto la ragazza dalle catene. Poi se n'era andata, lasciando la povera mal capitata di nuovo sola.
Demi ispezionò la stanza in lungo e in largo, cercando di capirci qualcosa. Ma nulla. La stanza era completamente nuda. Non una finestra, non una sedia, non un quadro. Solo il letto e quella pesante catena.
Nel silenzio più profondo, la porta si aprì di nuovo e ad entrare questa volta furono due uomini incappucciati e a petto nudo.
Afferrarono Demi che nel frattempo si era rannicchiata in un angolo e la portarono fuori dalla camera.
Attraversarono un lungo corridoio pieno di porte chiuse e Demi cercava di divincolarsi in ogni modo.
Non riuscì a fuggire.
La spinsero in un'altra stanza e se ne andarono.
Seduta dietro ad una scrivania di ferro se ne stava la donna che aveva visto all'inizio.
-Ti starai chiedendo cosa ci fai qui..-
Demi rimase in silenzio, terrorizzata.
-Sei parte di un grande disegno, tesoro. Abbiamo bisogno del tuo sangue, della tua forza, della tua gioia e della tua...vita-
-Ma perché io?!- Gridò Demi disperata
-Perché ci sei capitata tu. Mi spiace.-
In quel momento rientrarono i due uomini incappucciati che la afferrarono e trascinarono nel corridoio. Demi gridava e piangeva, si dibatteva, implorava pietà.
Entrarono in un'enorme sala dove vi erano arnesi di ogni genere : coltelli, asce, cacciaviti...di tutto.
Demi ebbe la certezza che sarebbe morta, lì e in un modo orribile. 
L'avvicinarono al ripiano dove giacevano tutte quelle armi.
La donna li aveva raggiunti e aveva afferrato un pugnale. I due energumeni tenevano immobile la ragazza.
Demi pensò che doveva fare qualcosa, doveva tentare di liberarsi. Urlò e poi morse con tutte le sue forze la mano di uno dei due, il quale si ritrasse in preda al dolore. Con un braccio libero riuscì ad afferrare un cacciavite e colpì l'altro mostro. La donna intanto cercava di colpirla con il coltello, ma Demi riuscì a ferirla per prima.
Nel delirio generale Demi riuscì a raggiungere la porta e ad uscire dalla stanza. Intanto la donna gridava cercando aiuto. Demi sentì dei passi dall'altra parte del corridoio,doveva essere rapida. 
Aprì ogni porta e in ognuna delle stanze si celava un orrore simile al suo. Avrebbe voluto liberarli tutti, ma doveva solo pensare a correre e a mettersi in salvo.
Corse senza pensare al resto, corse e basta..e alla fine trovò la via d'uscita.
Si trovava in un edificio probabilmente in stato di abbandono in mezzo al nulla.

Ed eccola che correva all'esterno del palazzo cercando un cancello che l'avrebbe resa libera. Scese delle scale in pietra e si ritrovò in un giardino trascurato. Non smise mai di correre finché non ebbe trovato il dannato cancello. Chiuso. Lo scavalcò e si ferì nel farlo.
Giunta dall'altro lato si accasciò per il dolore. Non riusciva a muoversi.
Sentì dei passi. Alzò lo sguardo e vide l'uomo che aveva tanto amato.
-Cosa ci fai qui? Dobbiamo scappare! Aiutami a tirarmi su. Dobbiamo andare!-
Lui aveva gli occhi lucidi.
-Tommy, dobbiamo andarcene da questo inferno. Ma che ci fai qui..? Non capisco! Aiutami-
Lui la aiutò a rialzarsi e poi..
-Mi dispiace. Dovevo scegliere.-
Così la colpì in testa e quando Demi si riprese era di nuovo nella grande sala, legata ad una sedia.
-Ma...ma...ero riuscita a fuggire. Cos'è successo?? TOMMY DOVE SEI???-
Urlava, piangeva, si disperava.
Apparve la donna con un braccio fasciato e alle sue spalle...Tommy.
-Tommy, tesoro, ma cosa sta succedendo? Ma che cosa fai lì fermo? PARLA, CAZZO!-
Tommy abbassò la testa.
-Cara, smettila di urlare. Non odiarlo. Doveva scegliere glielo abbiamo imposto noi. E lui lo ha fatto.-
-Ma di cosa stai parlando vecchia pazza?-
-Dovevamo offrire un sacrificio al Dio Miut e Tommy doveva scegliere una tra le persone che ama perché venisse uccise in suo onore. E la scelta è ricaduta su di te. Ora basta, lascia che le cose seguano il loro corso...-E finito di parlare le sferrò la prima pugnalata. Demi gridò. La donna passò poi il coltello a Tommy che esitò un po', ma poi, con le lacrime agli occhi, la pugnalò più volte all'altezza del cuore.

Alla fine del massacro, di Demi rimase solo il corpo dilaniato ed esanime che venne poi scaricato in una fossa nell'incolto giardino.
Tornò il silenzio nella casa fino all'esecuzione di una nuova, povera vittima.

giovedì 29 novembre 2012

Amore

Quando si erano conosciuti, lei era una persona diversa. Era una di quelle donnette che pensava di aver visto un po' tutto nella vita, una di quelle dalle poche illusioni, ma dal facile divertimento.
Si era innamorata quasi subito invece. Lui l'aveva trascinata in una spirale di amore e odio, di gioia e dolore, di grande felicità ed esasperazione.
Poi era arrivato quel tragico giorno in cui più nulla aveva senso e lei si era ingiustamente tolta la vita.

Erano passati mesi, forse anni. Lui respirava, era tornato a ridere, ad amare..a vivere.
Un dì una telefonata anonima aveva squarciato il silenzio della sua notte. Una donna in lacrime gli chiedeva disperatamente di raggiungerlo ad un indirizzo che lui non conosceva. Piangeva e chiedeva aiuto.
Lui che di indole era sempre stato molto buono, si era vestito al volo ed era coso alla ricerca di quel posto.
Quando arrivò si trovò di fronte una villetta visibilmente abbandonata da tempo, circondata da un folto giardino che non aveva ricevuto più cure da secoli pareva. Il suo istinto trillava forte, prese in mano il telefono e compose il numero della polizia, ma non chiamò. Entrò, un po' spaventato, ma entrò.
E lì capì, o meglio, si ricordò che quella era la casa in cui molto, ma non troppo, tempo prima la donna si era tolta la vita.
Si trovò di fronte una scalinata che portava al piano superiore ed è proprio da lì che sentì arrivare la voce della donna che lo invitava a salire. Una voce lamentosa, spaventosa, ma che lo attirava a sé come il miele con le api.
Salì lentamente le scale illuminate solo dal bagliore della luna.
Si ritrovò davanti ad una porta socchiusa da cui proveniva una fievole luce, forse una candela. Poi ancora la voce della donna. Così dopo una breve esitazione, aprì a poco a poco la porta ed entrò.
La stanza, al contrario del resto della casa, era ben arredata con mobili antichi. Sembrava quasi non appartenesse allo stesso ambiente tetro in cui si era mosso poco prima.
Si guardò intorno e giunto con gli occhi all'altezza della finestra, la vide.
Aveva un lungo vestito bianco, di seta forse. I capelli folti e neri accentuavano, facendo contrasto, il candore della sua pelle.
La donna si voltò.
L'uomo fece un balzo all'indietro e inciampando cadde a terra.
Era lei. LEI.
-Credevo...pensavo...ero certo che..
-Che fossi morta?
Silenzio.
Si avvicinò a lui che tremava e non trovava la forza di rialzarsi.
-Hai mai sentito parlare di rancore? Sai che le persone che muoiono nella disperazione più totale, a volte, restano intrappolate tra un mondo e l'altro finché non trovano vendetta? Io, sciocca, credevo che fosse solo una di quelle bugie che ti raccontano nei film horror, una di quelle storielle per non farti dormire la notte. E invece eccomi qui. Sono tornata, per te.
In quel momento lui si rese conto di quanto l'avesse amata e che, per quanto fosse tutto così spaventoso, volesse correre a stringerla.
Si alzò e le andò incontro. Lei non si mosse. Le accarezzò i capelli e la guardò negli occhi. 
-Vendetta? E se invece questa fosse solo una seconda opportunità che ci è stata concessa? Abbracciami, non lasciarmi più
La strinse a sé. Negli occhi di lei però non c'era la benché minima traccia di emozioni. Lentamente spostò la mano che aveva sempre tenuto dietro la schiena e la luce della candela pose il suo accento su una lama affilata.
Lui la stava ancora stringendo quando lei sferrò il suo primo colpo alla sua schiena. L'uomo urlò di dolore. Fece per muoversi, ma lei lo trattenne a sé e tornò a colpirlo. Lo lasciò scivolare a terra in preda al dolore. L'uomo cercò di trascinarsi verso la porta, ma lei lo raggiunse e lo colpì ancora e ancora.
Ma lui era ancora vivo. Così lo girò in modo tale che potesse guardarla in viso. Non era più bella come quando l'aveva amata. Si era trasformata in un orribile demone.
Ci fu qualche istante in cui i due si guardarono e basta. La candela si spense e con il solo bagliore della luna, lei tornò ad apparire agli occhi di lui, bella come sempre.
Si chinò sull'uomo che ormai non aveva più forze
-Guardami bene negli occhi, amore. 
Si guardarono intensamente e poi lei gli tagliò la gola.
Esplose un temporale e il buio invase la stanza. 
Qualche giorno più tardi il corpo del ragazzo fu finalmente rinvenuto. Teneva stretta una foto della donna in una mano e nell'altra un rasoio affilato con il quale si era evidentemente tagliato i polsi.
-Da quando lei si era tolta la vita, lui non stava più bene- disse un suo amico - dovevamo immaginarcelo un gesto del genere. 

Quella villa è ancora oggi disabitata, ma qualcuno giura di aver visto, nelle notti tempestose, una candela accesa e due figure sbiadite alla finestra.


venerdì 10 agosto 2012

Tutto il tempo del mondo

Tutto il tempo del mondo. Avevamo tutto il tempo del mondo. Ci saremmo dovuti amare per sempre, eppure tu, senza alcun avviso, eri morto, così, in un freddo giorno d'inverno.
C'era stato un grande temporale e tu eri fuori per lavoro. Poi l'incidente, quell'uomo ubriaco che non nera riuscito ad evitare lo scontro sotto la pioggia. E tu te ne eri andato.

I giorni scorrevano lenti e io ogni mattina ti cercavo tra le lenzuola. Non riuscivo ad andare oltre, non riuscivo a metabolizzare la tua morte. Poi capì. Dovevo regolare i conti.
Così aspettai quel maledetto alcolista, che era stato assolto perché troppo ricco per marcire in galera, fuori da casa sua.
Spiavo le sue abitudini. Sapevo cosa faceva di giorno e cosa di notte, chi frequentava, cosa mangiava e cosa beveva. Sapevo tutto di lui.

Un giorno, la merda, stava rientrando dalla solita nottata di bevute e io ero pronta a portalo via con me. Scesi dall'auto e lo colpii alla testa. Lo trascinai in auto e lo portai nella nostra casa in campagna.
Quando si riebbe, si trovava disteso su un tavolo, con piedi e mani legate e completamente nudo.
Lo guardai negli occhi e lui guardò me, spaventato.
"Sono i soldi che vuoi? ne ho tantissimi. Chiedi e ti darò qualsiasi cifra"
Scossi la testa. No, amore, lo sai che non era quello che volevo da lui. In realtà da lui non volevo nulla. Volevo solo vederlo soffrire, come stavo soffrendo io e come avevi sofferto tu.
Mi accesi una sigaretta e poi un'altra e ognuna di queste la spegnevo sulla sua pelle. Lui gridava ed ogni suo strillo era per me una musica  dolcissima.
Presi poi un bisturi, uno dei tuoi amore mio, e lo feci scorrere lungo tutto il suo corpo ferendolo leggermente. Arrivata nelle parti intime, colpii senza pietà.  In quell'istante la furia fu cieca e così lo colpii ancora e ancora all'addome, alle gambe, alle braccia e poi mi avventai sul viso. Ridussi quell'uomo in brandelli e smisi solo quando fui certa che non respirava più.

Ecco quello che ho fatto amore. Adesso lascia che io prenda tutte queste pillole e staremo di nuovo insieme ed avremo ancora tutto il tempo del mondo..

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